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2019_01_20 Vienna ed il Santuario di Mariazell

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2019_01_20 Vienna ed il Santuario di Mariazell

Il mondo degli Schuetzen
Pubblicato da e.c in viaggi · Martedì 22 Gen 2019 · Tempo di lettura 4:15
Tags: viennamariazellviaggi
Vienna - un piccolo giro per la città. Italienische Nationalkirche Maria Schnee - Wiener Minoritenkirche, Kaiserliche Schatzkammer Wien, Prunksaal der Österreichischen Nationalbibliothek - Vienna
Il santuario di Mariazell è il santuario più importante dell'Austria ed uno dei più importanti di Europa. È costituito da una basilica dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria e contiene una scultura lignea della Madonna, oggetto di venerazione fin dal XII secolo. La chiesa ha, dal novembre del 1907, la dignità di basilica minore.[1]
Nel 1103 la località ove sorge Mariazell fu donata al monastero benedettino di St. Lambrecht, i cui monaci iniziarono a costruirvi delle capanne. Secondo la leggenda la fondazione del santuario risale prima del 1157, tuttavia Mariazell fu citata per la prima volta nel 1243. Nel 1266 fu consacrato uno degli altari.
La cappella della Grazia e l'immagine mariana
La Cappella della Grazia, eretta nel 1690 in luogo dell'antica, prima, capanna, è rimasta tale ancor oggi. È in questa cappella che viene conservata la statua tardo-romanica della Madonna, Magna Mater Austriæ, detta anche Madonna delle campane, scolpita in legno di tiglio.
La catena del Rosario libera l'Austria dal comunismo
Il Santuario è legato ai drammatici fatti accaduti a Vienna nel decennio tra il 1945 e il 1955. Mentre gli inglesi, esperti e pragmatici, avrebbero voluto contenere l'Urss a Est, l'insipienza americana fermò i suoi carri armati in vista di Berlino per permettere a Stalin di dilagare nell'Europa orientale, occupando anche l'Austria. Il Paese fu diviso in quattro zone, sul modello della Germania, ma quella riservata ai russi era la più importante e vasta, era quella dove stava la capitale stessa. Il ministro degli esteri, quel Molotov che aveva firmato il trattato con Hitler, permettendogli così di scatenare la guerra, disse e ripeté che "Mosca mai si sarebbe ritirata" da ciò che aveva occupato e tutti si aspettavano che, come a Praga e a Budapest, i comunisti organizzassero un colpo di Stato per andare da soli al potere nell'intera Austria. Le stesse cancellerie occidentali sembravano rassegnate. Opporsi significava quasi certamente scatenare una nuova guerra.
Ma non si rassegnò un francescano, padre Petrus, che, tornato dalla prigionia proprio in Urss (e avendo conosciuto quindi sulla sua pelle l'orrore di quel regime), andò in pellegrinaggio nel santuario nazionale austriaco, a Mariazell, per avere ispirazione sul che fare per la sua Patria. Lì, fu sorpreso da una voce interiore, una locuzione interna, che gli disse: «Pregate tutti, tutti i giorni, il rosario e sarete salvi». Buon organizzatore, oltre che sacerdote stimato, padre Petrus promosse una "Crociata nazionale del Rosario", nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso presidente della Repubblica, Leopold Figl. Giorno e notte, grandi gruppi di fedeli si riunivano, spesso all'aperto, nelle città e nelle campagne recitando la corona e la stessa Vienna era percorsa da imponenti processioni mariane, sorvegliate con ostilità dall'Armata Rossa.
Gli anni passavano senza che l'occupazione cessasse, ma il popolo non si stancava di pregare la Madonna di Fatima. Ed ecco che nel 1955, all'improvviso, il Cancelliere austriaco fu convocato a Mosca, dove fu ricevuto al Cremlino dal Soviet Supremo. Qui, gli fu comunicato che l'Urss aveva deciso di ritirare le sue truppe e di ridare all'Austria la piena indipendenza. In cambio poneva una sola condizione, che le autorità del Paese che veniva liberato accettarono di buon grado: un "impegno di neutralità" che, tra l'altro, avrebbe portato grandi vantaggi a Vienna, facendola diventare la terza città delle Nazioni Unite dopo New York e Ginevra. I governi occidentali furono colti di sorpresa da una "decisione del tutto inaspettata e unica", sia prima sia dopo: mai, come aveva ricordato Molotov dieci anni prima, mai l'Urss aveva accettato né avrebbe accettato di ritirarsi spontaneamente da un Paese occupato.
Furono stupiti politici, diplomatici, militari, nel mondo intero. Ma non si stupirono coloro che da anni pregavano con la "Crociata del Rosario": in effetti, il giorno in cui la notizia del ritiro fu annunciata a Mosca al Cancelliere era un 13 maggio, l'anniversario dell'inizio delle apparizioni di Fatima. Tanto per completare il quadro, lo sgombero totale dell'Armata Rossa fu fissato dal governo comunista per l'ottobre: tra i generali russi (dispiaciuti di lasciare un Paese così bello e strategicamente così importante) nessuno, ovviamente, sospettava che proprio ottobre è, per la tradizione cattolica che risale ai tempi della battaglia di Lepanto, il mese del rosario.

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