la genesi delle Compagnie_3 - Il mondo degli Schuetzen

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La genesi delle compagnie degli Schützen (3)

       tratto da
"La tradizione degli Schützen nel Tirolo di lingua italiana" Erich Egg volume pubblicato
              dalla Compagnia Schützen "Major Enrico Tonelli" di Vezzano (TN)                      
Grafiche Futura Mattarello (TN)

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Kaiser Franz Josef 60jähriges Regierungsjubiläum 1908
La difesa territoriale tirolese era imperniata dunque su di un unico elemento base: l'attacco nemico al territorio. Non fu mai organizzata per portare attacchi all'esterno di esso. I generali dell'esercito non videro mai di buon occhio quello che essi consideravano un privilegio, pur riconoscendo che - di fatto - i tirolesi provvedevano da sè alla difesa armata, anche se essa non era attuabile nelle zone pianeggianti del nord e del sud del Tirolo poiché esse offrivano al nemico la possibilità di vasti spiegamenti di forze in assetto da battaglia e pertanto rendevano pressoché impossibile il compito dei difensori. Oltre a questo si veniva a limitare implicitamente anche la libertà personale dei contadini, che costituivano la grande massa degli uomini atti alle armi. Inquadrati diversamente e portati lontano dalle loro montagne sarebbero stati costretti a muoversi su territori appartenenti ai nobili, notoriamente grossi proprietari.
D'altro canto era impossibile dotare di armi tutta la popolazione, cosa che per parte loro nemmeno i nobili volevano.
la famiglia di Carlo primo
E proprio nel Tirolo  meridionale, al contrario che in quello settentrionale, il prevalere dei grossi proprietari terrieri aveva finito per limitare lo "status" dei contadini, facendone degli individui di modesta rispondenza e di condizione economica spesso indigente. I proprietari terrieri, a loro volta, disponevano sì di un certo potere, ma di fatto limitato dai principi vescovi.
 Nonostante ciò il Tirolo meridionale ebbe parte sorprendentemente significativa nel contrastare gli attacchi nemici sui passi meridionali e nelle  strette valli di quel margine di territorio. Le guerre in Italia settentrionale, dal 1500 fino al 1815, furono costantemente frequenti tanto da costringere gli abitanti del Tirolo meridionale a numerosi, solleciti interventi in difesa dei confini del Tirolo stesso. Tutti questi interventi impedirono pericolose invasioni del territorio tirolese come avvenne negli anni 1487,1508-1516,1703,1796 -1797,1809,1848,1859,1866 e 1915-1918.
La difesa del territorio da parte dei tirolesi fu una vera e propria barriera protettiva di una terra che era costituita dalla Principesca Contea del Tirolo e dai Principati vescovili di Bressanone e di Trento.
la cattura di Andreas Hofer. Dipinto originale di K. Blaas. Detenuto nel museo Ferdinandeum di Innsbruck
Sin dal 1280 il potere amministrativo del Principe Vescovo era limitato dalle magistrature locali e dalle città; mentre la politica estera, il diritto di battere moneta e la difesa territoriale competevano ai Conti del Tirolo.
 Il Principe Vescovo di Trento, rispetto a quello di Bressanone, disponeva di un territorio più vasto, ma ambedue avevano pari rappresentanza nel consiglio regionale. La stessa città di Trento tendeva, in forza della presenza dei vescovi, a disporre di un potere più consistente, mentre i principi tirolesi si equivalevano sostanzialmente per quel che riguardava le capacità  amministrative di loro pertinenza.
Ad ogni modo in Tirolo esistevano, in forma del tutto caratteristica, assetti amministrativi diversi nelle varie zone, influenza  vescovile a parte; nei vicariati di Rovereto, Riva, Arco ed Avio vigeva il diritto veneziano, dato che fino al 1509 (dal 1411, n.d.t.) queste terre erano state soggette a Venezia; analogamente in Val Pusteria e nel Tirolo dell'est, appartenuti fino al 1500 ai Conti di Gorizia, e nella bassa Valle dell'Inn,  territorio bavarese fino al 1505.
Quando l'imperatrice Maria Teresa ed ancor più l'imperatore Giuseppe II negli anni fra il 1769 ed il 1790(7) intesero uniformare la struttura amministrativa dell'intero Impero imponendo - ad esempio - contributi da destinare all'esercito (subito ritenuti odiosi dai tirolesi) anziché potenziare la difesa territoriale esistente (si costruì, ad esempio, una forte struttura burocratica asburgica, abrogando definitivamente il parlamento regionale), i tirolesi si opposero decisamente ad ogni progetto centralista, tanto che nacquero timori di una insurrezione. Effettivamente venivano fortemente insidiati sia il bilinguismo esistente in Tirolo sia i singoli assetti amministrativi in vigore da secoli, di cui la gente non gradiva la possibile scomparsa.
 La parziale riammissione del diritto locale attuata dall'imperatore  Leopoldo II (1790-1792) non valse ad impedire, ad esempio nel diritto civile, la  penetrazione di alcuni principi tipici della rivoluzione francese; finchè la  ricomposizione del Tirolo dopo l'occupazione bavarese (1815)(8) consolidò un governo centralizzato dittatoriale introducendo addirittura la  censura sulla libera espressione del pensiero ed istituendo un nuovo  nazionalismo in tutta la monarchia e quindi anche nel Tirolo meridionale.
 Il XIX secolo fu pieno di lotte nazionalistiche, vide il formarsi  di passioni irredentistiche ispirate dall'Italia fra molti intellettuali, mentre  per la verità contadini e nobili rimanevano "austriacanti"(fedeli sudditi della  sovranità asburgica, n.d.t.)(9). Purtroppo nella parte tedesca del Tirolo si attivò un  contronazionalismo germanico, la cui aggressività si abbatté perfino sulle isole  germanofone del Tirolo italiano. Tuttavia questo fu gestito correttamente da  un'amministrazione neutrale, anche se fedelissima all'imperatore. Riva, Arco e  Levico furono splendidi centri balneari e mondani d'Austria mentre molti  artigiani ed operai tirolesi del sud trovarono lavoro nel Nordtirolo ed in  Austria, poiché il Tirolo meridionale, come la Venosta e l'alta Valle dell'Inn,  era sovrappopolato.
La "propaganda"(9) germanica (del Terzo Reich, n.d.t.), che da  ultimo contrastò l'impero e distrusse lo stato austriaco nel 1938, impose un  fittizio confine tirolese a Salorno, escludendo pertanto il Tirolo italiano.  Nonostante ciò nella prima Guerra Mondiale molti tirolesi italiani (circa  sessantaduemila solo nell'esercito, n.d.t.) combattterono, non solo come  Kaiserschützen e Kaisejager ma anche come Standschützen, contro l'Italia sul  fronte meridionale, anche se ottusi generali austriaci erano convinti che  nessuno di loro avrebbe combattuto per la Heimat tirolese.
La distruzione della Contea del Tirolo nel 1918 fece dimenticare  completamente la parte meridionale di quel territorio. Qui fu perseguito tutto  ciò che era tedesco, profondendo denaro per la sua italianizzazione e per  l'impianto di industrie peraltro di assai discutibile redditività.
Ci si dimentica troppo facilmente che dopo il 1918 tutto il Tirolo del Sud venne completamente ignorato come terra tirolese.
Naturalmente il  fascismo contò molto sul fatto che i tirolesi italiani erano per natura e per  formazione civica fedeli allo stato, mentre fece di tutto per introdurre ovunque  il concetto della "santa italianità"(9-10).
La seconda Guerra Mondiale portò - tra il 1943 ed il 1945 - ad  avere Nordtirolo, Sudtirolo e Trentino in una singolare quanto invisa  amministrazione sotto il governaatore nordtirolese Franz Hofer. Dopo il 1945,  nel quadro della rivendicazione dell'autonomia per il cosiddetto "Südtirol",  anche il Tirolo meridionale ebbe parte attiva, anche se le due province vennero  obbligate a sottostare ad una organizzazione comune ma superiore, la Regione  Trentino-Alto Adige. La diffusa inimicizia concorrenziale fra le due province  autonome è stata composta soltanto nell'ultimo decennio.
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(7) _ Quando Maria Teresa salì al trono le province  erano tutto ed il centro era nulla. L' "impero" era semplicemente la corte ed il  suo esercito. Maria Teresa creò un'organizzazione burocratica senza la quale  l'Austria non avrebbe potuto continuare ad esistere come grande potenza. Abolite  le cancellerie multietniche, fu istituita una direzione centrale a Vienna.  Agenti di questo organismo, indipendente e superiore alle diete provinciali,  sovraintendevano alle amministrazioni locali. Il Kreishauptmann (capitano  distrettuale o del collegio elettorale, un funzionario a metà strada fra  l'intendente ed il prefetto) era la pietra angolare dell'impero creato da Maria  Teresa; un sistema rigorosamente austriaco ma senza alcun carattere nazionale  ben preciso. Giuseppe II incrementò le caratteristiche di questo stato  "tedesco", in cui gli altri stati che lo componevano (ad es. l'Ungheria)  venivano considerati niente più che altrettante province. Egli ruppe perfino i  legami con la chiesa cattolica. Molti monasteri furono chiusi e la chiesa,  privata della propria posizione di privilegio, fu sottoposta ad un rigoroso  controllo statale.
Da "La monarchia asburgica" di A.J.P TaylOl; 1985.
(8) _ Metternich, tedesco della Renania, ministro  degli esteri austriaco dal 1809, per 39 anni rappresentò l'Austria in Europa  come "espressione diplomatica". Nel 1815, grazie a Metternich, l'Austria  riaffermò il proprio carattere "tedesco". La peculiare missione austriaca,  capolavoro della diplomazia di Metternjch, fu la sicurezza dell'Italia. La  politica estera austriaca fece perno per più di quarant'anni sulla questione  italiana. L'impero asburgico si fondava sulla tradizione, sui diritti dinastici  e sui trattati internazionali: in una parola gli era indispensabile la "forza  del diritto". Mentre con gli altri oppositori europei Metternich avrebbe potuto  arrivare ad un compromesso, questo non fu possibile con il nazionalismo  italiano, che non cercava concessioni dagli Asburgo, non una posizione  "speciale" nell'ambito della dinastia austriaca, nè una rispettabilità storica.  Il movimento italiano, piccolo e senza forza materiale, rappresentava un'idea  totalmente sovvertitrice della monarchia asburgica, in perpetuo conflitto quindi  con Metternich per il quale l'Italia fu il tema diplomatico principale, tanto  che nel 1848 e anche nel 1859 il destino del resto dell'impero asburgico fu  deciso dagli avvenimenti italiani. Le vittorie di Radetzky fecero fallire il "Vormarz"  (i moti rivoluzionari viennesi) del 1848 mentre Magenta e Solferino segnarono la  fine dell' assolutismo nel 1859.
Da "La monarchia asburgica" di A.J.P Taylor, 1985.
(9) in italiano nell'originale
(10) dopo 1'8 settembre 1943 il Terzo Reich si  annesse il Sudtirolo e amministrò le province di Trento e di Belluno nella "Operationszone  Alpenvorland - Zona di operazione delle Prealpi".
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